The sound of Rage

  1. Pronti, partenza, via.

    AvatarBy soundofrage il 21 Jan. 2015
     
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    Era un giorno di nubi nere che ancora non buttano pioggia quello che ha fatto da contorno alla sua partenza da Boros, quella definitiva. Il giorno in cui s'è lasciata alle spalle un'adolescenza fatta di anni di buio e incubi, anni di notti insonni con una pistola in mano a chiedersi se non fosse il caso di farla finita e darsi sempre la stessa risposta: no, no e poi no. Anni di errori, anni in cui ha affidato la sua vita alle persone sbagliate, anni in cui hanno mutilato pezzo dopo pezzo ogni singola parte buona di lei. Partire è stato come cancellare da un foglio tutto ciò che si era scritto sopra a matita, la superficie rimane pulita ma se guardi meglio è rimasto il solco, nulla è andato perduto e basta poco a farlo riaffiorare e riportarlo alla memoria, e non importa quanto impegno ci si metta: basta chiudere gli occhi e le barriere crollano una dietro l'altra, l'onirico si fa spazio a gomitate nella razionalità e non dimentica mai a casa il bagaglio di disperazione che si è riempito sempre più lungo il percorso della vita. I giorni di viaggio tra Boros e Safeport le sono sembrati infiniti, chiusa in una scatola di latta che sembrava succhiarle via la pazienza e la sicurezza briciola dopo briciola ad ogni respiro, aggrappata con le unghie al vetro liscio ed infido della debole speranza, quella che ha paura di esprimersi, quella che preannuncia quanto male farà se le cose non andranno a dovere. E poi la consapevolezza che torna a farsi spazio nella sua mente semplice, l'aspra sensazione di non aver nulla da perdere, l'inebriante esplosione di vita che un nuovo inizio si porta dietro ed il malinconico lamento interiore della perdita d'identità ora che nessun altro è rimasto su Boros a ricordarla, a dire che Irina Jurevna Bogdanova è passata di li. La strisciante forza del coraggio dei giovani ed il crudele schiaffo della realtà che ti mette davanti la fotografia sbiadita dei tuoi sogni invecchiati ed incartapecoriti dai bombardamenti e dai tradimenti, dalla paura caustica che brucia sotto pelle e dall'angoscia della solitudine. E' con questo spirito in tempesta che è scesa dalla stiva posando per la prima volta lo stivale su Safeport, una bestiola selvatica e sola e tanto magra da far credere ad ognuno dei bifolchi che la guardavano che sarebbe stato un gioco fotterla, una passeggiata far di lei quel che desideravano.

    Si sbagliavano.
    Ora sanno quanto si sbagliavano.

    Edited by soundofrage - 21/1/2015, 00:31
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